La legge 31 dicembre 2012, n. 244, fissa principi e criteri direttivi sulla riforma dello strumento militare.
Conseguentemente, in data 28 gennaio 2014 sono stati emanati due decreti legislativi: il n. 7, riguardante le strutture organizzative, e il n. 8, riguardante il personale militare e civile della Difesa Di seguitole le proposte che ho formulato e presentato sulla tematica.
OSSERVAZIONI
Nota introduttiva:
Dopo un’attenta valutazione degli schemi di Decreti Legislativi attuativi della Legge n.244 del 31/12/2012, si esprime, con il seguente documento suddiviso in quattro punti interconnessi fra loro, ragionata e motivata analisi propositiva. I sopra enunciati punti, come di seguito elencati atterranno a materie quali:
PARTE 1
Riflessioni e aspetti politici sulle finalità della Legge delega n.244 del 31/12/2012 di cui schemi di Decreti Legislativi discendenti ed attuativi
La legge n.244 del 31/12/2012 individua, come priorità, una profonda revisione dello strumento militare con il fine di conseguire un sistema di difesa di elevato livello qualitativo e tecnologico e, soprattutto, sostenibile sotto il profilo finanziario, senza tuttavia mai trascurare il fattore umano.
La citata legge ha demandato a uno o più decreti legislativi l’esatta definizione degli interventi normativi necessari per conseguire l’obiettivo sopra indicato, fissandone principi e criteri direttivi. Il presente schema di decreto legislativo costituisce uno dei provvedimenti conseguentemente predisposti, il cui fine ultimo è, come noto, il riequilibrio generale, nel tempo, del bilancio della “funzione difesa”.
Per poter specificare meglio il nuovo sistema seguito delle riduzioni apportate alle dotazioni organiche del personale militare, occorre raccordare le disposizioni contenute nello schema di provvedimento con l’attuale sistema del cosiddetto “modello professionale”
La revisione prevista dal presente provvedimento, infatti, non definisce un nuovo modello delle Forze armate ma interviene su quello preesistente, riducendolo e migliorandolo nelle sue componenti.
Uno strumento flessibile, agile, proiettabile, tecnologicamente avanzato, efficace e sempre integrabile sia a livello interforze che multinazionale, ma che non può non considerare e tener conto della componente umana di cui è formato e che rischia di essere la più penalizzata.
Basti pensare ai tassi di avanzamento ulteriormente ridotti se non azzerati, tempi di permanenza diversi nei gradi e ruoli. Tutto ciò, considerando anche la forte contrazione del nuovo modello rispetto all’attuale in termini organici. Si fa notare inoltre, che le nuove forme di reclutamento istituite in termini straordinari che possono essere introdotte nel regime transitorio non prima del 1 gennaio 2016 , termine in cui finisce l’effetto dell’attuazione della “Spending review”, determineranno solo esclusivamente una mera illusione supportata tecnicamente dai valori riportati nelle tabelle dei nuovi organici ed incideranno in maniera del tutto negativa soprattutto tra i personale più giovane. Giovani ai quali non solo chiediamo ulteriori sacrifici trattenendoli con il nuovo modello in servizio circa 11 anni tra le varie ferme non avendo nessuna certezza del transito in servizio permanente, ma addirittura se ne predispone una contrazione della paga giornaliera unitamente al rinvio della promozione a Caporale V.F.P. 1.
Quanto sopra con l’aggiunta di ulteriori elementi di criticità quali il blocco della massa salariale, il blocco delle promozioni, dei contratti ed infine con l’assenza ancora di un sistema previdenziale completo.
Per quanto attiene al forte ridimensionamento dei numerici del personale Graduato in Servizio Permanente, senza predisporne nel contempo, un adeguato piano di riordino interno dei ruoli e delle categorie, causerebbe un evidente elemento di crisi, che, anche se non riscontrabile nell’immediato, potrebbe compromettere la funzionalità operativa delle Forze Armate in un futuro prossimo, obbligando la componente politica a far fronte a nuove esigenze di ristrutturazione assai costose sia in termini economici che di sacrificio sociale del personale qui rappresentato.
I Graduati infatti, costituendo la componente operativa primaria, unitamente ai V.F.P. 1/4, hanno l’esigenza funzionale di dover rimanere componentistica giovane dell’intero sistema militare, e l’impossibilità oggettiva di mantenere gli stessi requisiti che un giovane od una giovane per natura possiede, col passare del tempo, inficia e compromette la funzionalità stessa dello strumento militare.
Il non aver erroneamente predisposto, con l’introduzione del sistema militare cosi detto professionale, una adeguata progressione di carriera che li facesse confluire con il passare degli anni e conseguente invecchiamento in altre Categorie/Ruoli non prettamente operativi, ha fatto si che il sistema fosse avviato, con il passare del tempo, alla possibile insostenibilità in ambito di efficienza operativa e relativi compiti affidati.
Ulteriore elemento di criticità inoltre, che peggiora ancor di più la situazione sopra accennata, si ha dal momento in cui viene predisposto (giustamente a nostro avviso), nel Decreto discendente di cui il presente documento, l’anticipazione al 2015 della non più obbligatorietà a che il personale vincitore di concorso nelle Forze Armate e di Polizia c.d. (interforze) di stazionare in Forza Armata per ulteriori 3,4,5 anni, prima del transito in altra Amministrazione o Corpo per il quale risulta vincitore di concorso. Questo inevitabilmente produce risultati che possono essere affrontati in due soli modi, e cioè:
Analogamente, per quanto concerne L’arma dei Carabinieri, anche se non interessati da un provvedimento di riduzione organica che amplifica la problematica sopra esposta, essi hanno la necessità a dover “ringiovanire le fila degli Appuntati, che ogni giorno assolvono in maniera specifica, unitamente ai colleghi di Ruolo superiore, compiti atti a salvaguardare la sicurezza del cittadino.
Non per ultimi, i Graduati della Guardia di Finanza, che come gli omonimi colleghi di Forza Armata, aspirano dopo decenni di appiattimento sia in termini di carriera che di giusta aspettativa, ad un legittimo riconoscimento della professionalità acquisita nel tempo.
Fatte le dovute premesse e riportando l’analisi in un alveo prettamente riferito alle tre Forze Armate, emerge palese che i provvedimenti che oggi riguardano preminentemente i Marescialli e i Dirigenti, domani, per ragioni diverse, potranno riguardare se non vi si pone rimedio oggi, il personale Graduato qui rappresentato.
A tal proposito risulta inderogabile, predisporre misure atte ad eliminare il sistema delle camere a comparto stagno fra i diversi ruoli del personale delle Forze Armate per riconcepire un contesto di apertura verticale delle carriere che, prima di tutto armonizzi il sistema degli organici non ingolfando uno o più ruoli con i risultati oggi visibili a tutti.
Suddetta esigenza non risulta sconosciuta alla politica che, nelle diverse legislature ha proposto diverse soluzioni oggi ancora “ferme in Parlamento”. Si annoverano le più recenti proposte di legge:
Atto Camera 137; Atto Camera 1296; Atto Camera 1659; Atto Camera 1708; Atto Camera 1808; Atto Camera 2291; Atto Camera 2328; Atto Camera 2711.
Oggi, diversamente da quanto accaduto in passato, si sta trattando un decreto attuativo che, individua fra gli altri, quali principi e criteri direttivi, all'articolo 3, comma 1, lettera c) e d) , della Legge 244/2012:
c) revisione dei ruoli e dei profili di impiego del personale dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare, in aderenza al nuovo assetto organizzativo dello strumento militare;
d) revisione della disciplina in materia di reclutamento, stato giuridico e avanzamento del personale militare, nonché' in materia di formazione, in aderenza al nuovo assetto organizzativo dello strumento militare e nell'ottica della valorizzazione delle professionalità;
PARTE 2
Analisi delle criticità riscontrate con il modello difesa a 150.000 unità e soluzioni individuate
Un nuovo modello ridotto a 150.000 unità, dove 16850 sono i tagli previsti per i Graduati in S.P.E. a fronte di un esiguo ed insufficiente aumento del personale di Truppa V.F.P., di 4292 unità aumenta ulteriormente, anziché correggere, una sproporzione numerica in termini di piramide gerarchica lasciata in eredità dal modello difesa a 190.000 unità.
Le consistenze numeriche ripartite per Ruoli palesano come a fronte di un totale futuro di 150.000 unità, la Truppa, che assolve (in concomitanza con la categoria Graduati) esclusivamente ad incarichi operativi, consta, appena, di una consistenza del 22%.
Tale ridotta consistenza organica se considerata in concomitanza con la oggettiva situazione che vede, in un futuro prossimo, l’inesorabile maturazione anagrafica del personale Graduato, pone certamente degli interrogativi non facilmente eludibili.
Per essere più specifici, ed agevolare la comprensione di tale problematica anche ai non addetti ai lavori, si consideri ché:
A fronte di un totale certamente sottostimato (non vengono considerati infatti, gli impegni quali emergenza Aquila, operazione strade pulite, ed altri impegni numericamente trascurabili), si ha un totale di impiego annuo di circa 33.000 unità.
In tale contesto, l’impiego dei Graduati in S.P.E. è necessario e numericamente di gran lunga maggiore, rispetto a tutte le altre categorie e Ruoli di Forza Armata.
Ciò detto, basta proiettare le consistenze organiche al 2024, individuate sulla bozza del decreto discendente propinato per suddetta categoria di personale (56.480 unità), e raffrontarlo con la proiezione della curva di invecchiamento proprio di questo specifico personale, che, alla data del 31 dicembre 2024 vedrà circa 28.000 unità (circa il 50% del totale) avere un’età compresa fra i 45 e i 55 anni.
Va da sé che questo sistema è praticamente insostenibile indipendentemente dalle soluzioni individuate per la fuoriuscita del personale considerato in esubero oggi, se si considera il ruolo preminente di suddetta categoria rappresentata, ancor ché, se proiettata in termini di funzionalità ed efficienza operativa nei diversi teatri e scenari esteri dove essi vengono generalmente impiegati.
In vero, nel creare e predisporre l’inserimento della categoria Graduati all’interno delle Forze Armate, nulla o quasi si è ancora previsto per far sì che il personale in parola potesse transitare nei ruoli e nelle categorie superiori lasciando spazio alle giovani leve ed andando ad occupare posizioni organiche forti della professionalità acquisita nel tempo.
Oggi più che mai, le nuove tecnologie, l’avvento dell’informatizzazione di massa, le bio-tecnologie la robotica, la cibernetica e le tecnologie aereo spaziali, impongono all’Amministrazione Difesa di acquisire nuove competenze in merito a ricerca e sviluppo.
Un nuovo modello difesa che non tiene conto di questi settori nevralgici, mai potrà colmare il gap che esiste fra le Forze Armate dei diversi Paesi.
Gli ultimi eventi accaduti infatti, dimostrano come possa essere pericoloso un attacco informatico, o come possa essere redditizio in termini di leadership, avere la capacità di gestire programmi come lo scudo spaziale, la gestione dei traffici telematici ed altro.
Questi accenni non vogliono puntare il dito o individuare responsabilità ma vogliono porre l’accento sulla necessità di rendere ancor più funzionali settori nevralgici quali quelli appena menzionati, e per far ciò, per potersi porre degli obiettivi ambiziosi, non occorre investire percentuali spropositate di PIL, basta cominciare con il selezionare in maniera più redditizia e funzionale il personale da impiegare in tali settori.
Soluzione proposta:
Le problematiche sopra menzionate ai punti 1 e 2 sono interconnesse, infatti entrambe per poter essere risolte necessitano di interventi normativi atti a modificare lo stato giuridico e le consistenze organiche all’interno dei diversi ruoli, non che la rivisitazione dei termini concorsuali e delle rispettive riserve:
In considerazione di quanto esposto sarebbe auspicabile:
Suddetta previsione:
In riferimento alle problematiche legate al personale in esubero, occorre porre attenzione su due aspetti fondamentali, il primo e quello dell’assoluta volontarietà che deve incontrovertibilmente essere enunciata nei provvedimenti legislativi in esame, la seconda deve considerare come elemento oggettivo, la difficoltà a rendere affettivamente redditizi i provvedimenti fin qui pensati per le diverse soluzioni alle quali potrebbe optare il personale giudicato in esubero.
In vero, la possibilità che un militare possa transitare nella pubblica Amministrazione, considerate le piante organiche piene, e i provvedimenti di cui la spending rewiew, suscita diverse perplessità, specialmente se si cerca di far confluire il personale con il grado apicale dei sottufficiali a funzioni direttive presso la Pubblica Amministrazione, si va incontro a delle resistenze, da parte sia delle Amministrazioni di cui il transito, sia dai relativi sindacati, che, come già emerso dai colloqui Ufficiali e da quanto pubblicato in tal senso, mai accetterebbero un inserimento nei Ruoli apicali per i quali i propri dipendenti aspettano anni prima di accedervi tramite concorso e con titoli di studio superiori a quelli potenzialmente vantati dal personale sopra menzionato. La soluzione diviene pressoché impraticabile se si discute di accesso al settore civile del personale della Difesa, che, come noto, è interessato ad un taglio di 20.000 unità.
Un altro elemento di riflessione, che bisogna valutare è quello della cessazione volontaria dal servizio 10 anni prima del limite ordinamentale, invero, la proposta avanzata dall’Amministrazione Difesa nell’ultimo incontro, prevede uno stipendio decurtato del 15%.
A tal riguardo, pur considerando pregevole di contenuto la condizione che chi scegliesse tale opzione potrebbe comunque cumulare eventuali altri redditi provenienti da ulteriore impiego, occorre analizzare il contesto ove questo dipendente si troverebbe ad operare. In breve, un uomo o una donna, che all’età non inferiore ai 53 anni riesca a trovare occupazione nel mercato del lavoro, appare ad oggi problematica, a meno che questo non si dia alla libera professione, esso sarebbe destinatario di uno stipendio dimezzato.
Pur tuttavia, è verosimile che sarà questo lo strumento più appetibile ed utilizzato volontariamente dal personale interessato e si invitano tutte le parti in causa a mantenere inalterata la percentuale stipendiale dell’85% già individuata.
Il provvedimento in esame, prevede opportunamente, che venga anticipato dal 2020 al 2015 la cessazione dell’obbligatorietà per il personale V.F.P. 4 vincitore di concorso interforze in altri corpi del Comparto Difesa/Sicurezza, di trascorrere la ferma quadriennale presso la Forza Armata. Inizialmente questa opzione era stata ideata per permettere alle Forze Armate di poter contare su forza lavoro da non dover poi inserire nei quadri del servizio permanente.
La eliminazione di tale possibilità però, pone un’ulteriore problematica in capo all’Amministrazione Difesa, e cioè scegliere fra il dover ridimensionare di molto gli arruolamenti dei V.F.P. 4, considerata l’impossibilità di stabilizzarli tutti come finora fatto, oppure, creare un’impressionante sacca di precariato, che dopo 8/10 anni di servizio ed impiego in ambito militare, si vedrebbe costretta a lasciare il posto di lavoro.
Gli strumenti messi in campo dai decreti in esame, non hanno una reale soluzione della problematica sopra menzionata, infatti, con una disoccupazione giovanile del 40%, e con i risultati fino ad ora ottenuti dagli uffici preposti alla ricollocazione nel mondo del lavoro operanti nei vari Comandi Regione, appare ottimistico pensare che possano essere la soluzione ideale. Inoltre, la riserva di posti individuata per questo personale, che le Amministrazioni fino ad ora hanno generalmente disatteso, non tengono effettivamente conto della maggiore età dei concorrenti ex Volontari, in ragione proprio dell’allungamento o del prolungamento della ferma.
Discorso analogo va considerato per i V.F.P.1, con l’aggravante che tale regime di Ferma, potrebbe scoraggiare gli arruolamenti dei giovani, che non vedrebbero effettivi e sufficienti opportunità di carriera commisurati alla scelta fatta.
Soluzione proposta:
Infatti, un Volontario in ferma prefissata di un anno, deve: trascorrere i primi 3 mesi al R.A.V. poi, assegnato al Reparto viene addestrato per ulteriori 3 mesi per il previsto modulo K, infine, al periodo di servizio va sottratto il periodo di ferie (circa 30 giorni) e quello della licenza straordinaria per i concorsi ad ai quali si può presentare superato il nono mese di servizio (15 giorni circa).
Ne consegue, che un Comandante a tutti i livelli, può effettivamente utilizzare su detto personale per non più di 5 mesi nel primo anno di ferma e poi magari il personale si congeda! Appare incontrovertibile che una ferma iniziale di due anni risulta assai più conveniente sia al Volontario che vede garantito un impiego biennale, sia pure all’Amministrazione che otterrebbe un risparmio di spesa in termini sia di equipaggiamento sia di funzionalità;
Si è dato avvio in questi mesi, ad un piano di ristrutturazione generale che come obbiettivo ha quello di accorpare Enti c.d. “doppi” concentrando le competenze e le infrastrutture al fine di poter operare sia una razionalizzazione per le spese di mantenimento infrastrutturale, sia pure, ottenere una maggiore operatività funzionale delle stesse strutture.
In vero, il parco infrastrutturale concesso in uso alle Forze Armate, è per la maggioranza delle strutture ormai obsoleto, i tagli che hanno visto interessare i capitoli di competenza atti al mantenimento delle infrastrutture hanno via via peggiorato la situazione.
Casermoni non più adeguati agli standard minimi garantiti, e caserme semi vuote, stanno divenendo la regola. Strutture dove l’investimento per l’eco sostenibilità ed il risparmio energetico rappresentano un’utopia.
Non si può coscientemente pensare, di investire sulla riforma dello strumento militare in chiave di ammodernamento e avere situazioni che vedono i militari stessi di ogni ordine e grado, alloggiare o lavorare in strutture fatiscenti.
La razionalizzazione e l’accentramento infrastrutturale però, non solo risulta come concepito, estremamente costoso in termini sia economi che di disagi, scaricati scaricati per lo più in capo al personale dipendente, ma appare oltremodo strategicamente opinabile.
Infatti, proprio in queste settimane, una enorme mole di persone viene colpito da ordine di trasferimento d’autorità presso altre sedi individuate.
Nonostante una commissione si reca sul posto ove verrà operata la soppressione, e propone ulteriori sedi ove il personale gradisse essere trasferito, tali proposte, essendo volte a ricollocare il personale in sedi comunque delle zone del Nord Italia, risultano essere poco appetibili al personale militare, che, e composto per circa l’80% da centro-meridionali. Dunque, una parte consistente rifiuta la collocazione su domanda, costringendo l’Amministrazione ad un giusto esborso in denaro di cui legge 86/2001 di circa 10.000 euro a persona.
Va da se che sia le elevatissime somme impiegate, che i forti disagi che dovranno affrontare centinaia e centinaia di militari e loro nuclei familiari avrebbero ancora ragion d’esistere se, strategicamente parlando, le eventuali “minacce” fossero quelle della “cortina di ferro”, provenienti dal nord Europa, ma, come noto, con l’unificazione degli stati membri della comunità Europea, con in cantiere un progetto di difesa comune, e di politica estera coordinata ed univoca, risulta al quanto anacronistico continuare a mantenere un numero elevato di strutture (ove per altro alcune di esse necessitano di ammodernamenti costosi) li dove non vi siano più chissà quali minacce, dalla caduta del “muro” in poi.
Soluzione proposta:
PARTE 3
Aspetti di carattere generale connessi alla riforma e riorganizzazione dello strumento militare che necessitano essere valutati e messi a “sistema” coi presenti Decreti
Aspetti di carattere economico-sociali, coesivi, morali, e di tutela familiare assumono dunque una particolarissima valenza nel contesto fino ad ora analizzato.
Armonizzare la normativa sul ricongiungimento del nucleo familiare tra soggetti appartenenti alle forze di Polizia ad ordinamento militare e civile, Forze Armate e pubblico impiego al fine di garantire uniformemente i diritti Costituzionali.
E’ ormai noto come diverse patologie emerse nel corso del servizio colpiscano in breve tempo e nel tempo il personale militare con nesso causale all’impiego nelle missioni internazionali.
Per questa ragione si ritiene urgente ed indifferibile la stesura di provvedimenti normativi che possano tutelare detto personale, tutelandone i profili professionali ed attuando agevolazioni volte a semplificare il percorso sanitario dell’ammalato. Protezione del trattamento economico e previdenziale. Inoltre, nel panorama normativo, è opportuno prevedere provvedimenti volti a semplificare la forma di accertamento e riconoscimento, nonché la tempistica, delle cause di servizio.
In un quadro normativo volto alla riduzione delle risorse finanziare ed alla razionalizzazione degli Enti, nonché all’internalizzazione dei servizi, la professionalità acquisita dal ruolo dei Graduati potrebbe trovare forme di “sottoimpiego” intollerabili. In tale ottica occorre prevedere un progetto normativo che disciplini, in modo inequivocabile, l’impiego professionale dei graduati, in linea con le Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare.
Al fine di garantire, per il principio di equiordinazione, la stessa possibilità/opportunità al personale del ruolo Graduati rispetto allo stesso personale delle Forze di Polizia ad ordinamento militare, sarebbe opportuno predisporre un concreto impiego prevedendo posizioni organiche all’interno delle Ambasciate, ove il nostro paese è rappresentato, allo scopo di prevedere una fattiva collaborazione predisponendo l’organizzazione ed i criteri in modo trasparente ed inequivocabile.
Soggiungiamo, inoltre, che la stessa problematica esistente per i Centri Amministrativi d’Intendenza possa avere la stessa risoluzione con la previsione di posizioni organiche, all’interno delle stesse, per il personale del ruolo Graduati.
Sotto un profilo operativo, il cambiamento degli scenari geopolitici e l’instaurarsi di aree (dall’Iraq al Libano etc.) o situazioni di crisi (sbarchi clandestini, traffico di droga, problemi di sicurezza interna nel contrasto alla criminalità organizzata etc.) indicano con chiarezza il sud come l’area di maggiore provenienza della minaccia.
Un provvedimento, volto a ricollocare Enti/Reparti nell’area del Sud Italia, conferirebbe anche una maggiore presenza dello Stato nelle Regioni meridionali finalizzato sia ad una più tempestiva e aderente possibilità di intervento istituzionale, quale significativa strategica risposta alla citata criminalità, sia per aumentare il consenso sociale.
Inoltre, contestualmente, sarebbe offerta l’opportunità alla maggioranza del personale appartenente alle Forze Armate di ritornare vicino ai luoghi di origine.
Con il risultato che parte di forme di tutela, oggi chieste all’Amministrazione, verrebbero automaticamente assorbite e si riuscirebbe a garantire una migliore qualità della vita.
In tale quadro si registrano le seguenti proposte di legge: Come noto, il riordino dei ruoli è l’argomento più sentito dal personale militare, in quanto consentirebbe di garantire profili di carriera adeguati e stimolanti a tutto il personale delle Forze Armate e Forze di Polizia ad ordinamento militare e civile.
C. 137 Ascierto, C. 1296 Vitali, C. 1659 Speciale, C. 1708 Villecco Calipari, C. 1808 Paladini, C. 2291 Barbieri e C. 2328 Alessandri, recanti «Delega al Governo per il riordino delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate»;
Si evidenzia la necessità da parte del Governo di esprimersi chiaramente su quale sia la strada che intende perseguire sul riordino delle carriere;
Per la categoria graduati è fondamentale prevedere forme di sviluppo/progressione di professione al fine di garantire, per il principio dell’equi ordinazione, una carriera dinamica e sviluppata su più gradi.
- la legge delega del 2003 prevedeva che il riordino dei ruoli riguardava solo i ruoli non dirigenti e non direttivi, e pertanto il riordino dovrà principalmente partire e salvaguardare la Categoria Graduati e Sergenti;
- il riordino dei ruoli deve puntare ad un’unificazione del ruolo volontari col ruolo sergenti al fine di garantire una progressione di carriera ed una progressione economica attualmente stagnante dopo appena 16 anni di servizio;
- che qualsiasi provvedimento di riordino deve prevedere un transitorio che salvaguardi l’anzianità del personale, nonché salvaguardare il personale arruolato ex legge 958;
- ogni provvedimento di unificazione dei ruoli non dovrà creare sperequazioni tra il personale delle FF.AA. e FF.PP. ad ordinamento civile e militare, così come avvenuto con i precedenti provvedimenti legislativi in materia di riordino.
Proponiamo che il signor Ministro della Difesa, di concerto con gli altri Ministeri interessati e soprattutto con Il Ministro della Funzione Pubblica, a voler procedere all’istituzione di un tavolo tecnico congiunto.
Il pieno riconoscimento della peculiarità dello status di cittadino militare può avvenire attraverso un Welfare dedicato ed integrato, che abbia dei presupposti normativi procedurali certi, magari attraverso una legge quadro sulla condizione militare che preveda:
• Regole certe per fare in modo che la Rappresentanza Militare possa rapportarsi con le Istituzioni locali (Comunali, Provinciali e Regionali) al fine di promuovere azioni e/o progetti (es. alloggi, cooperative etc.) che siano di supporto al personale militare ed ai propri nuclei famigliari;
• L’utilizzo gratuito di trasporto pubblico e/o attraverso un progetto dedicato di “mobility manager” oppure delle agevolazioni per abbattere i relativi costi di trasporto oppure la possibilità di introdurre una riduzione dei costi a carico dei famigliari “studenti”.
Si evidenzia a riguardo che se la politica nazionale ha sempre profuso lodi per i numerosi interventi specifici sul territorio nazionale delle nostre Forze Armate, è da rilevare che ciò non si verifica né con le parole né con i fatti a livello locale, provinciale e regionale ad eccezione di alcune regioni, a testimonianza di questa condotta è ad esempio la decisione di talune Regioni di concedere alle sole Forze dell’ordine l’utilizzo dei mezzi di trasporto urbano ed extraurbano a titolo gratuito per motivi di deterrenza alla criminalità, escludendo sia di fatto che di diritto le Forze Armate, nonostante il contributo attualmente fornito alla sicurezza generale. Situazione che appare ancora più ingiustificabile se si tratta di Regioni a statuto speciale come per esempio la Sicilia;
• Convenzioni e/o protocolli di intesa con le maggiori Organizzazioni di categoria al fine di indurre il personale a possibilità di credito/mutuo agevolato nonché risoluzioni per la regolamentazione di affitti rapportati al reddito del militare e del proprio nucleo famigliare anche con particolare riferimento agli Istituti di Studio e Formazione Militari;
• Riconoscimento e l’inclusione nella policy regionale dei Poli Ospedalieri e/o Policlinici Militari quali strutture di assistenza e cura di alto interesse/valenza scientifico e sociale attraverso una denominazione di Poli Ospedalieri di Eccellenza;
• Previsione di defiscalizzare parte del trattamento economico.
E’ essenziale garantire al militare e alla sua famiglia una adeguata qualità della vita. Qualità della vita che va intesa quale insieme di vari parametri, quali il tenore materiale della vita, della salute, della sicurezza sul lavoro, dell’accesso all’istruzione, dell’assistenza sanitaria, dell’offerta e della tipologia del lavoro, della possibilità di sviluppo, della vita sociale e comunitaria, della fruizione della cultura, delle caratteristiche dei beni ambientali, delle qualità estetiche, ecc.. Ad essa nei tempi recenti, si legano il concetto di sviluppo sostenibile e sostenibilità. E’ evidente come l’adeguamento della qualità della vita può costituire il target attuale specie considerando il generale momento difficile che molto personale vive rispetto all’adeguamento dei contratti economici al costo della vita e all’inadeguato bilancio della Difesa, con riflessi proprio sul benessere del personale e sulle infrastrutture (mancanza di mezzi e alloggi su tutti). A riguardo si sottolinea come un quadro di situazione può in parte venire dal presente documento, ma potrebbe essere molto più incisivo e globale ove si pervenisse a uno screening ente per ente, per il quale comunque questa categoria della rappresentanza è disponibile, secondo parametri individuati dall’autorità politica. Una procedura che si considera ulteriormente idonea a riavvicinare il personale all’autorità politica e affiancata, in modo tale che si evitino estemporanei sfoghi che potrebbero ricadere sull’immagine non solo della Forza Armata, ma di tutti gli operatori del settore, politici e rappresentativi non esclusi. Ritornando sui “fringe benefits” nell’attuale congiuntura economica del Paese appare poco verosimile riuscire ad ottenere, in tempi brevi un rilevante incremento del trattamento economico, capace di elevare in modo significativo la qualità della vita. In tale quadro diventa essenziale ottenere il riconoscimento ordinamentale della specificità del Comparto Difesa e Sicurezza, quest’ultima correttamente motivata in relazione alla peculiarità dei compiti attribuiti, dei doveri e dei limiti costituzionali connessi con lo status. L’obiettivo deve essere considerato primario, ove si consideri che solo il raggiungimento dello stesso può creare di fatto la condizione di partenza per ottenere, in prospettiva, previsioni economiche, previdenziali e normative peculiari rispetto al Pubblico Impiego. A tal fine, dunque, è indispensabile esplorare tutte le possibilità che possono indirettamente sostenere le famiglie, specie tenendo conto delle precarie condizioni economiche dei militari, con riguardo alla situazione familiare e professionale.
Per quanto precedentemente evidenziato forniamo talune indicazioni
Poiché alcuni degli obiettivi sopra indicati sembrerebbero non essere perseguibili alla luce dell’attuale normativa, si richiede un intervento Parlamentale affinché attraverso direttive e norme si possa facilitare l’esecuzione di questo progetto, a basso costo e migliorativo della qualità della vita dei militari e dei propri familiari.
Per quanto riguarda gli Organismi di Protezione Sociale (OPS), che comprendono come noto le Sale Convegno, i Circoli, le Basi Logistiche e le Foresterie che non incidono pesanti costi alla difesa, anzi si autofinanziano attraverso la vendita dei loro servizi al personale militare. Tali organismi sono infatti essenziali non solo perché svolgono attività prevalentemente socio ricreative, culturali, sportive e assistenziali, promuovendo pertanto vincoli sociali tra il personale delle Forze Armate che comunque hanno evidenti riflessi in termini di efficienza istituzionali, ma soprattutto perché, specie in un momento in cui i trattamenti economici sono scarsamente adeguati per vasta parte del personale, possono offrire servizi vari che attenuano i disagi connessi con la mobilità e favoriscono la qualità della vita del personale militare e relative famiglie. Tali servizi sarebbero difficilmente acquisibili dal personale ai normali prezzi di mercato. In tal senso occorre esplicitamente prevedere risorse adeguate non solo per il loro mantenimento ma addirittura per l’implementazione, tenuto anche conto dell’incremento costante dei possibili utenti per effetto dello sviluppo del modello professionale in corso. In tale ottica, si ritiene assolutamente prioritario che i vari assuntori/ditte appaltatrici dei vari servizi siano esonerate dal pagamento del canone d’affitto dei vari locali necessari per l’espletamento del servizio.
PARTE 4
Articolato delle proposte di varianti al C.O.M., nelle more delle argomentazioni esplicitate
Art. 655
<<Alimentazione dei ruoli speciali>>
con le parole “appartenente ai Ruoli Marescialli, Sergenti, Graduati, in percentuale equamente suddivisa”;
con il seguente punto 3) lettera a) “ dal personale del grado apicale del Ruolo Graduati, arruolato ai sensi della legge 958, in possesso del titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado, che all’atto della presentazione del concorso non abbia superato il 42° anno di età.
con il seguente punto 4 della lettera a) “dal personale dei Ruoli Marescialli, Sergenti e Graduati, arruolati ai sensi della legge 958, che al momento della domanda non abbia superato il 45° anno di età, abbia maturato almeno 10 anni nel ruolo di appartenenza.
Art. 656
<<Posti destinati al personale appartenente al ruolo marescialli>>
Il testo al comma 1 recita:
Quindi
con il seguente titolo <<Posti destinati al personale appartenente al ruolo marescialli e Graduati>>.
con le parole “60 per cento equamente distribuite fra i ruoli Marescialli e Graduati,”
Art. 682
<<Alimentazione dei ruoli Marescialli>>
Art. 1791
<<Retribuzione base dei volontari in ferma prefissata>>
Art. 2196-bis
<<Regime transitorio dei reclutamenti degli ufficiali del ruolo speciale dell’Esercito italiano, della Marina militare e dell’aeronautica militare>>
· Sostituire al comma 1 alinea 8 le parole “possono essere stabiliti per ciascuna Forza Armata” con le parole “sono stabiliti i seguenti criteri”
· Al comma 1 lettera a) sostituire le parole “comunque non superiore a” con le parole “estesi a”
· Sostituire al comma 1 lettera d) le parole “permanenza minima nel ruolo di provenienza, sino a un massimo di 5 anni”
· con le parole “permanenza minima nel ruolo di provenienza di 5 anni”
Art. 2197-bis.
<<Reclutamenti straordinari dei marescialli>>
(tali modifiche, oltre a prevedere un eventuale sbocco di carriera ai Graduati in S.P.E., fanno si che si registri un ulteriore svecchiamento dei gradi apicali del ruolo V.S.P. in considerazione delle peculiari mansioni operative che il Ruolo impone ma che l’età anagrafica limita).
Art. 2198-bis.
<<Reclutamenti straordinari dei sergenti>>
Articolo 2199
Il comma 1 lettera l) alinea 1, la dizione: “2) al comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il presente comma non si applica ai volontari in ferma prefissata in congedo” viene sostituito dalla seguente dizione: “2) al comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il presente comma si applica anche ai volontari in ferma prefissata ed equiparati, che abbiano svolto il servizio anche non continuativo non inferiore a 36 mesi, ivi compreso l’eventuale periodo svolto da riservista, purché congedato senza demerito, ed in possesso dei requisiti richiesti.
(la ragione di tale inclusione trova fondamento là dove l’interesse dell’Amministrazione al dover fare ricorso ai riservisti, che in termini di costi imputabili al personale, risulta essere particolarmente vantaggioso, incontra e coincide certamente con le aspettative del personale, che, incentivato dalla possibilità di partecipare al concorso per l’inserimento nei Gradi iniziali delle Forze Armate, e di Polizia, coglierebbe certamente l’occasione per accumulare mesi di servizio fino al raggiungimento del 36° mese).
Art. 2208
<<Carenze organiche transitorie>>
Al Comma 1 alinea 4 aggiungere dopo le parole “consistenza di altri Ruoli” le seguenti parole “all’interno della medesima Categoria
Art. 2209-quinquies
<<Transito di personale militare nei ruoli del personale civile di altre amministrazioni pubbliche>>
Art. 2209-septies.
<<Norme sul ricongiungimento familiare>>
con “ferma restando la necessità”
(quanto detto a seguito di determinazione della Corte costituzionale che con sentenza n.183 del 30 maggio 2008 innanzi all’eccezione di costituzionalità sollevata dall’Amministrazione Difesa su quanto previsto dall’Art. 17 della Legge 266/99 si è pronunciata escludendo la prospettata violazione poiché “[omissis] la parziale compressione degli interessi di alcune amministrazioni, è diretta al soddisfacimento e al rispetto di un altro diritto di rango costituzionale, ovvero il diritto all’unità della famiglia, che costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana”).
con “del personale coniugato con dipendente di cui all’art. 1 comma 2, D.lgs. n. 29 del 1993”
la lettera e) “nel caso di coniuge di cui all’art. 1 comma 2, D.lgs. n. 29 del 1993, gli organi d’impiego procedono congiuntamente all’esame dell’istanza per individuare la sede limitrofa, ove possibile, ove trasferire senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione procedente, il personale dipendente che avendone titolo ne fa richiesta”.
DECRETO LEGISLATIVO ASSETTI ORDINAMENTALI
Articolo 24
<<Organi consultivi e commissioni di elevata specializzazione tecnica>>
· Dopo il comma 2 aggiungere il comma 3 cosi formulato:
ü a) Unitamente al personale che compone l’organismo di cui al comma 1, lettera a) partecipano quale parte integrante, i Delegati del Co.Ce.R. Interforze;
ü b) I Delegati di cui al comma 3 paragrafo a) Partecipano con un numerico di uno per ognuna delle Categorie presenti all’interno della propria sezione;
ü c) Il Personale nominato da ogni sezione, partecipa ai lavori senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, al personale in servizio non spetta alcuna indennità o emolumento aggiuntivo, compresi i gettoni di presenza, al di fuori del trattamento economico di missione già previsto per lo svolgimento delle attività di Rappresentanza e consiliari.
ü d) All’organismo di cui al comma 1 lettera a) viene esteso il campo di analisi e studio, per quanto di competenza, anche al personale Militare dell’Amministrazione Difesa.
Conclusioni
Si sono proposte soluzioni atte a scongiurare le problematiche individuate e a mitigare passate e recenti sperequazioni.
Procedendo all’unificazione dei Ruoli Sergenti-Graduati e utilizzando il sistema dei concorsi interni, si valorizzerà la professionalità acquisita, si possono ottenere buoni risultati e sarà data risposta a ciò che il personale attende in tal senso. Una giusta organizzazione di questi elementi giova a tutte le parti in causa, regalando al Paese una Forza Armata più moderna in tutti i sensi.
Sarebbe ora di riflettere sul fatto che i Graduati e Ruoli corrispondenti, esauriscono la loro carriera in meno di 15 anni, dopo di che non hanno più prospettive di sorta, relegati ad un appiattimento dei parametri che li schiaccia dal primo giorno di servizio all’ultimo, allo stesso 5 livello di sempre!
Preminente necessario e pregiudiziale dunque, per noi proponenti, e stato il porre l’accento su quelli che potevano essere spunti positivi per portare qualche piccola soddisfazione al personale rappresentato.
Mai come adesso di necessità si può far virtù, mai come adesso, l’esigenza di risparmio di spesa si può tradurre nella valorizzazione del personale interno. Per avere un Modello giovane e moderno occorre poter assumere giovani Uomini e Donne, ma per poterlo fare, bisogna superare il concetto dei compartimenti stagni fra categorie, pensare in modo moderno, come già altri paesi europei fanno, un sistema di carriera verticale che premi il merito e dia reali prospettive di carriera anche a chi proviene dai ranghi più bassi.
Per il personale che dovrà essere arruolato è indubbio che gli spazi per l’immissione nei ruoli del servizio permanente saranno ridotti, appare pertanto necessario limitare la permanenza massima nelle Forze Armate a quattro anni e chi sarà raffermato oltre il quarto anno, dovrà obbligatoriamente essere immesso in servizio permanente al termine dei periodi di rafferma massima previsti o nel ruolo dei civili della Difesa, in modo da non creare nuovo precariato. Nella presunzione di portare a riflettere il Parlamento sugli effetti che potrebbero provenire dall’immettere sul mercato della disoccupazione, personale addestrato all’impiego di armi, esplosivi e al combattimento e nella certezza che ormai l’Amministrazione, con un modello così ridotto non può perseguire la stabilizzazione interna del proprio personale, riteniamo che si debba con coraggio ma anche con chiarezza cambiare modello di riferimento.
A tal riguardo, si ritiene che sia assolutamente necessario andare in un’altra direzione, anche per evitare e correggere gli effetti distorsivi propri del modello in atto: invecchiamento del ruolo dei volontari in servizio permanente, sottoimpiego di personale qualificato, appiattimento delle responsabilità parziali/totali del ruolo graduati-sergenti.
Revisionare quindi sia i Ruoli che l’impianto concorsuale come proposto nell’articolato, istituendo un ruolo unico formato dai graduati e sergenti, e agevolando i transiti ai più meritevoli consentirà una carriera molto più dinamica e stimolante al fine di avere sempre un’efficienza in termini operativi e professionali sempre ai massimi livelli.
Prevedere che le Forze Armate possano tornare ad occuparsi di Protezione Civile apporterebbe certamente risparmi di spesa garantiti e servirebbe all’opinione pubblica per apprezzare ancor di più il lavoro svolto dai nostri militari.